Si chiama «L’Ultima Spiaggia. Dalla Siria all’Europa, in fuga dalla guerra»; è il rapporto presentato da Save the Children in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato per dare loro un nome e un’identità.
Negli ultimi tempi i flussi migratori hanno subito un’ulteriore impennata con l’arrivo dei profughi siriani: secondo i dati ufficiali e le stime di Save the Children, dal 1 gennaio al 17 giugno 2014 sono arrivati via mare in Italia più di 58.000 migranti, oltre 5.300 le donne, più di 9.000 i minori. Molti di loro, oltre 1.500, sono bambini siriani, con un’età media di cinque anni, in fuga da un conflitto iniziato tre anni fa, insieme alle loro famiglie o a una parte di esse, perché qualcuno non è potuto partire. Un viaggio terribile iniziato nella maggior parte dei casi uno o due anni fa per sottrarsi a combattimenti che non risparmiano città e villaggi in tutta la Siria, e che colpiscono la popolazione civile e soprattutto i bambini, uccisi, torturati o armati, esposti ad amputazioni o malattie gravi per mancanza di cure, spesso senza cibo sufficiente e senza acqua.
La presenza di bambini e adolescenti sulle imbarcazioni in emergenza soccorse da “Mare Nostrum” ha rappresentato nel 2014 una costante, fino a raggiungere in alcuni casi quasi la maggioranza dei migranti a bordo. Basti pensare – sottolinea Save the Children – che il 24 maggio, a bordo di una sola imbarcazione soccorsa, vi erano 488 migranti tra cui 171 minorenni. La maggior parte, ben 141, erano bambini e bambine siriane che viaggiavano con uno o entrambi i genitori.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione dei minori migranti e sulla difficoltà dei loro viaggi, Save the Children propone un’iniziativa sui social media, attraverso «il viaggio di Bereket», un «profilo fake» di un ragazzo eritreo di 15 anni in viaggio verso la Germania per costruirsi una vita e un futuro. Da solo, senza soldi e documenti, spostandosi con mezzi di fortuna, Bereket racconta la sua storia e il suo viaggio day by day, con lo stesso strumento e modalità con cui ogni ragazzo «occidentale» descrive ogni momento della sua vita. Lodevoli iniziative, che vanno sostenute. Al tempo stesso occorre prendere atto di una realtà che ci riempie di vergogna e anche – perché no? – di rabbia. Lo ha scritto, si immagina con la stessa vergogna e rabbia, Fiorenza Sarzanini l’altro giorno sul “Corriere della Sera”: “L’ora di arrendersi adesso è davvero arrivata. Di fronte a questi nuovi morti in mare, di fronte ai volti sconvolti e agli occhi terrorizzati di chi invece ce l’ha fatta, è il momento di fermarsi davvero. Perché l’Italia deve prendere atto di essere ormai isolata, addirittura presa in giro dalle autorità europee che continuano a promettere aiuti e investimenti finanziari. Non è successo fino ad ora e non succederà in futuro. Quel che accade in quel tratto di mare che ci separa dal Nord Africa è un affare di cui nessuno vuole più occuparsi”.
In effetti, fino a oggi ci si è illusi che ci sarebbe stata, infine, una collaborazione, che si sarebbe alla fine predisposto un piano di intervento internazionale. Non è così. La ricca e bolsa Europa del Nord, sempre pronta a dispensare lezioni di civiltà, semplicemente se ne fotte. Quel che accade nel Mediterraneo non è cosa che la riguarda. I migranti in fuga dalla guerra e dalla povertà che seguono la rotta verso la Sicilia sono ‘merce umana’ per i trafficanti, e ‘vuoti a perdere’ per gli Stati Europei e per il Governo dell’Unione. Tocca prenderne atto, sono parole al vento quelle che pronuncia il ministro dell’Interno Angelino Alfano a compiacenti microfoni radio-televisivi. Non a noi, deve dire quello che dice, non a noi deve mostrare la maschera del ministro energico e determinato; vada, piuttosto a Bruxelles, a Berlino, a Londra, a sbattere i pugni sul tavolo…
“Mare nostrum” era stata concepita e varata come operazione tampone in attesa che l’Europa varasse un progetto articolato e organico. Non è successo nulla. E sarà per l’egoismo di un’Europa che non “sente” sue le tragedie che ogni giorno si consumano nel Mediterraneo; e sarà per l’insipienza e l’incapacità dei governanti italiani, fatto è che l’Italia è sola nel tentativo di assicurare accoglienza e assistenza ai profughi. Ora, proprio perché ci ribolle il sangue ogni volta che ci accade di ascoltare le “ricette” alla Matteo Salvini o di qualche suo epigono leghista o para-leghista, è necessario e urgente che l’Italia individui una strada che le consenta di affrontare la questione in modo strutturale. Subito, e senza attendere un’Europa egoista e indifferente con cui si dovrà trovare comunque il modo di fare i conti…